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16/3/2020

DIPENDENZE: TRATTARE IL CRAVING CON LA NEUROSTIMOLAZIONE (tDCS)

COS’È IL CRAVING?

La dipendenza rappresenta una sfida per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a causa della tendenza alla cronicità e agli elevati costi sanitari derivanti. È una patologia difficile da trattare, 
soprattutto perché il tasso di ricadute è molto alto, anche a seguito di lunghi periodi di detossificazione e di trattamenti farmacologici e psicoterapeutici.
Diversi trattamenti si focalizzano sulla gestione del craving, cioè sul desiderio impulsivo che sostiene il comportamento di dipendenza, in quanto principale responsabile delle ricadute.
Possiamo distinguere due tipologie di craving, che si differenziano sulla base alle motivazioni che ne sostengono l'attivazione: un craving 
“endogeno”, cioè uno stato di attivazione dell'individuo verso la ricerca della sostanza, che non è condizionato da  fattori esterni, ed un craving “episodico” che si manifesta quando la persona entra in contatto con specifici stimoli ambientali o affettivi (luoghi, odori, sensazioni corporee, ecc.). 

COS’È LA NEUROSTIMOLAZIONE ?

La neurostimolazione è un trattamento che attiva modificazioni della trasmissione degli impulsi in specifiche reti neurali, attraverso l’uso di particolari strumenti per la generazione di impulsi elettrici a bassa intensità, e quindi esente da rischi (es., stimolazioni elettriche).
La tDCS (transcranial Direct Current Stimulation), è una delle tecniche di neurostimolazione che ha il vantaggio di essere agevole e semplice da utilizzare. Consiste nella modulazione dell’eccitabilità cerebrale, e si effettua appoggiando sullo scalpo due conduttori in silicone, in grado di erogare una corrente continua ad intensità molto bassa (da 1 a 2 mA) per alcuni minuti. È una tecnica non invasiva che consente di modulare l’attività delle membrane cellulari dei neuroni, e che ha come target principale l’area dorsolaterale prefrontale (destra e sinistra) DLPFC, area appartenente al circuito della gratificazione, responsabile nell’attivazione del craving. La sua modulazione risulta essere quindi efficace per i disturbi di addiction e da uso di sostanze. Si è visto infatti che la tDCS può ridurre in modo significativo i livelli di craving, e modificare i processi cognitivi, modificandol’attività neuronale e riducendo il comportamento impulsivo.

COME FUNZIONA LA CURA?

Questa tecnica getta speranze per il trattamento e la cura delle dipendenze, con effetti anche a lungo termine. Viene infatti utilizzata come tecnica coadiuvante dei tradizionali percorsi di cura, come la psicoterapia, per aumentarne l’efficacia e ridurne i tempi di cura. Il trattamento richiede un numero di sedute ben definito, di solito 10/12 sedute con cadenza settimanale e frequenza variabile, in funzione dell’intensità del craving, valutata con colloqui e questionari. Ogni seduta ha una durata variabile, di norma 10 o 20 minuti per seduta. Prevede inoltre dei richiami periodici e dei followup per il monitoraggio e la gestione a lungo termine del craving (ogni due/tre mesi).
Il paziente, all’interno del percorso terapeutico e parallelamente ad esso, effettua sedute di neurostimolazione con frequenza anche quotidiana, nella prima settimana, e settimanale o bisettimanale, nelle settimane successive, fino al termine del protocollo di 10/12 sedute. Gli effetti positivi sono evidenti già nella prima settimana e addirittura nelle prime sedute, con una riduzione considerevole dell’uso della sostanza o del comportamento di addiction. Tramite sedute di follow-up e monitoraggio è possibile effettuare richiami periodici (di norma una seduta ogni due/tre mesi) per il mantenimento della condizione. La riduzione dell’impulso di craving aiuta il lavoro terapeutico grazie al mantenimento dell’astensione dall’uso che, in questo modo, riduce fino ad eliminare gli effetti negativi dell’astinenza che interferiscono negativamente con il lavoro terapeuta e con l’efficacia del percorso.


BIBLIOGRAFIA


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