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9/12/2020

Interventi a distanza: Training digitali per smettere di fumare.

È possibile usufruire di training digitali per smettere di fumare? È possibile se si interviene su un comportamento comune in chi cerca di smettere: il controllo del comportamento dipendente.

Accendere una sigaretta è spesso un riflesso, un gesto che si compie senza riflettere, un’azione istantanea come riempire un bicchiere d’acqua, vestirsi o guidare.

I fumatori, come tutte le persone con dipendenza, nel momento in cui decidono di smettere di fumare, iniziano a sperimentare una serie di difficoltà nel tentativo di farlo, compreso il controllo e l’interruzione anche di un gesto automatico come prendere una sigaretta,  a causa  di quello che scientificamente viene definito deficit di inibizione della risposta, ovvero hanno difficoltà ad interrompere l’esecuzione di un’azione.

Immaginate però di osservarvi al rallentatore mentre prendete in mano un pacchetto, lo aprite, portate la sigaretta alla bocca e intanto vi alzate per cercare un accendino, e provate a ricordare dove l’avete lasciato l’ultima volta. Prima di iniziare effettivamente a fumare si susseguono almeno una decina di azioni e decisioni che, con un grande autocontrollo, possono essere interrotte e soprattutto modificate.

Chi cerca di smettere di fumare tenta di bloccare queste azioni per riuscire a rimettere una sigaretta nel pacchetto, ma gli sforzi possono essere vani proprio a causa del deficit di inibizione della risposta. La capacità di controllo (e cioè di inibizione) è compromessa a livello fisiologico dall’astinenza di nicotina, ma come riportato da uno studio condotto da Smith e colleghi (2018) anche dal valore rituale attribuito al gesto di fumare una sigaretta. Gli ex fumatori intervistati nello studio hanno riferito che, oltre all’astinenza, gli sforzi e le energie maggiori sono stati riposti nel cambiare un’abitudine ormai consolidata e che hanno un significato importante nello scandire i momenti della giornata o gestire lo stress quotidiano.

Gli interventi rivolti ai fumatori che vogliono smettere si possono distinguere in trattamenti per i sintomi legati all’astinenza da nicotina, e interventi comportamentali, che insegnano invece le strategie per modificare un comportamento indesiderato, ovvero il fumare. Nella prima categoria rientrano le terapie sostitutive a base di nicotina (NRT - nicotine replacement therapy) che sono utili per superare l’astinenza perché permettono di diminuire progressivamente la quantità di nicotina assunta. Nella seconda, invece, rientrano i training digitali per i fumatori; interventi comportamentali che si concentrano proprio sul deficit di inibizione, offrendo un allenamento mirato per potenziare questa abilità cognitiva.

Diversi studi hanno dimostrato che, attraverso il training digitali, la performance in compiti di inibizione dei fumatori torna a livelli normali rispetto ai gruppi di controllo (Staiger et al. 2018). Le prove utilizzate sono create specificatamente per allenare ad interrompere delle attività già iniziate. Il principio su cui si basano consiste nel creare delle associazioni tra la vista di immagini legate al fumo e l’istruzione a trattenere una certa azione (ad esempio, premere un pulsante sulla tastiera di un pc), dimostrando che questa semplice azione di associazione attiva un cambiamento sul piano neurologico che viene poi trasferito nella vita di tutti i giorni, poiché è stato indotto un effetto di svalutazione dello stimolo. Mettendo la persona in condizione di ignorare uno stimolo importante - quale è la sigaretta per il fumatore -, si crea indirettamente un effetto di svalutazione, per cui, al termine del training, il partecipante dà meno importanza alle immagini collegate alla dipendenza. Così facendo, una persona è in grado di rinunciare al pacchetto di sigarette con più facilità poiché ha creato un’associazione avversa allo stimolo visivo di immagini relative al fumo e invertito una risposta motoria automatica.

La ricerca rispetto ai meccanismi di inibizione nei fumatori è ancora all’inizio, al punto che non tutti gli studi, al momento, hanno confermato questi risultati (Adams et al. 2017). Questo perché bisogna sempre tenere conto di tutte le variabili che possono condizionare la riuscita di un intervento, come, ad esempio, la durata e la frequenza delle sessioni di training, l’aderenza al trattamento, la costanza e la pratica, il completamento dei follow up, fattori individuali e ambientali, ecc.

Negli ultimi anni si sta diffondendo l’uso di applicazioni e videogame nell’ambito della salute mentale e il supporto psicologico per le dipendenze. Molti gruppi di ricerca stanno valutando l’applicazione di training digitali sotto forma di video game. I video game offrono infatti molti vantaggi che permettono di massimizzare l’efficacia dei training. Sono facilmente accessibili e fruibili e hanno un basso impatto economico. Il vantaggio maggiore è che possono essere utilizzati in situazioni e contesti che normalmente agiscono da trigger per il craving (cioè il forte bisogno a utilizzare sostanze o mettere in atto comportamenti dipendenti). L’intervento deve essere quindi continuativo e questo facilita il trasferimento dei benefici del training nella vita quotidiana. Un altro vantaggio dell’uso dei video game, che per gli scopi terapeutici diventano serious game, è il cosiddetto appeal. I video game sono progettati per essere motivanti, e mantenere la motivazione nonostante il training possa richiedere anche esercizi ripetitivi. I videogame hanno quindi il potenziale di mantenere l’aderenza al trattamento e limitare il drop out. Il limite maggiore, ad oggi, di questo tipo di training digitale è il gap culturale che potrebbe rendere difficile accettare il ruolo e il potenziale dei training digitali nell’affiancare le terapie tradizionali per le dipendenze.

Riferimenti bibliografici

 Adams, S., Mokrysz, C., Attwood, A. S., & Munafò, M. R. (2017). Resisting the urge to smoke: Inhibitory control training in cigarette smokers. Royal Society Open Science, 4(8). https://doi.org/10.1098/rsos.170045

Scholten, H., Granic, I., Chen, Z., Veling, H., & Luijten, M. (2019). Do smokers devaluate smoking cues after go/no-go training? Psychology and Health, 34(5), 609–625. https://doi.org/10.1080/08870446.2018.1554184

 Smith, A. L., Carter, S. M., Dunlop, S. M., Freeman, B., & Chapman, S. (2018). Revealing the complexity of quitting smoking: a qualitative grounded theory study of the natural history of quitting in Australian ex-smokers. Tobacco Control, 27(5), 568-576.

Staiger, P. K., Hayden, M. J., Guo, K., Hughes, L. K., Bos, J., & Lawrence, N. S. (2018). A randomised controlled trial examining the efficacy of smoking-related response inhibition training in smokers: A study protocol. BMC Public Health, 18(1), 1226. https://doi.org/10.1186/s12889-018-6109-y

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